Grazie all’impegno e alla devozione della confraternita dell’Annunziata da qualche anno gli aidonesi stanno riscoperto una tradizione antichissima che per una serie di vicissitudini si era perduta nel tempo. Si tratta della processione “du Signuri mucciungh o rubat”, il Cristo nascosto o per qualcuno il Cristo rubato.
La tradizione colloca la sua istituzione alla fine dell’Ottocento, anni difficili in cui proliferavano i movimenti di rivendicazione contadina nati spontaneamente come risposta alla delusione per la mancata distribuzione delle terre promesse da Garibaldi. Tante le proteste nei confronti del governo sabaudo che li dissanguava con le tasse. In questo clima la confraternita dei Bianchi, formata da nobili e proprietari terrieri, aveva l’onore di portare in processione la statua del Cristo morto, che è arrivata fino ai nostri giorni, di cui all’epoca era proprietaria, condividendo benignamente l’evocazione del sacro corteo funebre con i propri mezzadri e salariati.
Ma a questo punto la storia si mescola alla leggenda e sembra che a seguito di una delle tante rivolte i nobili negarono ai contadini la statua del Cristo per la celebrazione del Venerdì Santo, quest’ultimi rapirono la statua e la portarono nella loro chiesa. Da questo gesto l’epiteto del “Cristo Rubato”. Fu un momento di grande partecipazione popolare ma alla fine la statua dovette tornare ai legittimi proprietari. Da quel momento in poi i Bianchi, per paura che venisse nuovamente trafugata, ogni Mercoledì Santo, con il favore delle tenebre e coprendola con un lenzuolo bianco, portavano la statua di chiesa in chiesa attenti che non ci fosse nessun testimone, facendone perdere le tracce, per poi arrivare al Duomo pronti per la processione del Venerdì Santo. Da questa usanza l’appellativo del “Cristo Nascosto”. Ma la popolazione, intanto, aveva capito tutto e spiava questo strano espediente, in silenzio dalle fessure delle finestre adorando quella statua che simulava il corpo morto di un mezzadro qualunque, che dai campi, nell’indifferenza, veniva restituito alla propria casa.
Con le stesse caratteristiche, questa particolare processione da qualche anno viene riproposta dai discendenti di quella confraternita dell’Annunziata che all’epoca l’aveva ricevuta in consegna. Oggi si cerca di proporre un protocollo quanto più vicino possibile alla tradizione, la congregazione dei Bianchi non esiste più, ma era ancora vivo nella popolazione il ricordo, al punto da ricostruire minuziosamente ogni dettaglio del rito, per poterlo far rivivere integro anche ai nostri giorni.
E così, anche quest’anno, dalla chiesa dell’Annunziata, mercoledì sera, al calare dell’oscurità, è partito un corteo mesto, che ha accompagnato in modo molto discreto, quasi nascosto, la statua del Cristo Morto fino alla Chiesa Madre. La partecipazione della popolazione è stata composta, le luci cittadine spente, il silenzio assoluto per le strade e tanti volti che guardano da dietro le finestre, per rendere davvero suggestivo un momento unico di devozione popolare.
Tante sono state le contese tra la popolazione ed i parroci susseguitisi negli anni. Spesso gli ordini ecclesiastici hanno vietato alla confraternita di fare la processione recriminando il fatto che perpetrando questa strana usanza sembra di commemorare Cristo Morto con due giorni di anticipo. Ma la tradizione popolare è stata più forte, si è modificata, è scomparsa, ha resistito, poi è rinata, ed oggi grazie anche al nuovo parroco, rivive le stesse suggestioni delle origini.
Una bella storia, fatta di resilienza e di fede, da far conoscere a tutti, per rievocare ricordi e suggestioni e per tramandare la saggezza delle tradizioni ai giovani.
Fabio Marino