Piazza Armerina: non violenza e accettazione della diversità, alla casa circondariale “Io sono l’Altr*”

progetto “Io sono l’Altr*”
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Nell’ambito del progetto psicoeducativo “Io sono l’Altr*”, ideato e condotto dalla psicologa dott.ssa Viviana Arangio e dal musicoterapeuta Roberto Mistretta, presso la casa circondariale di Piazza Armerina hanno avuto luogo due incontri che non solo hanno approfondito temi di cruciale rilevanza sociale, ma hanno anche toccato corde emotive profonde.

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Il progetto, pensato come un cammino di sensibilizzazione e crescita collettiva, ha permesso ai partecipanti di confrontarsi con argomenti di grande impatto, come la violenza di genere e il riconoscimento della diversità, creando momenti di riflessione condivisa e stimolando un dialogo autentico.

Questi incontri sono stati molto più che semplici eventi: sono stati spazi di ascolto e partecipazione emotiva, dove detenuti, operatori, studenti e figure istituzionali hanno potuto aprirsi, condividere esperienze e riscoprire l’importanza di valori come l’empatia, il rispetto reciproco e la memoria collettiva.

Il primo incontro, svoltosi il 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ha conferito all’evento una valenza simbolica e concreta al tempo stesso. Grazie alla collaborazione con il Centro Antiviolenza DonneInsieme “Sandra Crescimanno”, rappresentato dalla presidente Maria Grasso e dall’avvocata Carmela Mazza, il dialogo ha messo a fuoco il dramma della violenza di genere e le radici profonde che la alimentano, come gli stereotipi e i pregiudizi culturali. Il confronto aperto ha coinvolto tutti i presenti: detenuti, studenti della scuola CPIA e dell’Istituto Alberghiero, operatori e figure istituzionali. Questo scambio ha reso possibile non solo una maggiore consapevolezza, ma anche un momento di autentica connessione emotiva, dove la condivisione di esperienze e riflessioni ha lasciato un segno tangibile.

Il secondo incontro, il 27 novembre, ha posto al centro la memoria e il contributo storico delle donne, troppo spesso dimenticato. La scrittrice e ricercatrice storica Ester Rizzo, autrice del libro “Trenta giorni e cento lire” ha narrato storie di donne straordinarie del passato, donne che hanno lottato contro l’ingiustizia e per la dignità, anche in condizioni di estrema difficoltà. La sua testimonianza ha dato vita a un laboratorio di lettura che ha profondamente coinvolto i detenuti, offrendo loro uno sguardo nuovo sul ruolo delle donne nella costruzione di una società più equa e giusta. In particolare, il racconto delle donne agrigentine che agli inizi del Novecento hanno resistito alla guerra ha toccato profondamente i cuori dei presenti, evocando immagini di sacrificio e coraggio che rimangono di straordinaria attualità.

Gli incontri, ricchi di emozioni e spunti di riflessione, si sono svolti con il supporto e la partecipazione di figure istituzionali sensibili a queste tematiche. Tra loro, la dott.ssa Mulè, magistrato di sorveglianza, il dott. Leotta, direttore dell’Ufficio Distrettuale di Esecuzione Penale Esterna di Caltanissetta, e la dott.ssa Donata Posante, direttrice della casa circondariale di Piazza Armerina, il cui impegno costante nella promozione di iniziative culturali è stato essenziale. Un contributo prezioso è venuto anche dall’area trattamentale, coordinata dalla dott.ssa Marianna Cacciato, che ha reso possibile un percorso che unisce profondità educativa e umanità.

“Io sono l’Altr*” non è soltanto un progetto, ma un invito urgente a riflettere sul valore della diversità e sulla necessità di costruire una cultura della non violenza. Grazie a sessioni di psicoeducazione, musicoterapia e laboratori esperienziali, il progetto guida i partecipanti in un percorso di riconoscimento delle emozioni, superamento dei pregiudizi e sviluppo di relazioni più sane e rispettose. La scelta di integrare il confronto con strumenti come la narrazione storica, la lettura e il cinema – con opere come “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi – dimostra la volontà di utilizzare linguaggi differenti per suscitare emozioni e stimolare un cambiamento profondo.

Questo progetto, realizzato grazie alla sinergia tra il carcere, il Centro Antiviolenza DonneInsieme “Sandra Crescimanno” e il team guidato dalla dott.ssa Arangio e dal Maestro Mistretta, rappresenta un esempio concreto di come anche i contesti più complessi possano diventare luoghi di trasformazione e crescita culturale.

“Io sono l’Altr*” non rappresenta semplicemente un insieme di incontri o attività, ma è un percorso profondo che invita ciascuno a mettersi in discussione, a esplorare le proprie emozioni e a riscoprire il potere trasformativo dell’empatia e della consapevolezza. È un richiamo a guardarsi dentro, a confrontarsi con le proprie fragilità e pregiudizi, e a riconoscere nell’altro, chiunque esso sia, uno specchio di umanità.

In un mondo sempre più segnato da divisioni e conflitti, il progetto si fa portavoce di un messaggio universale: il cambiamento autentico non nasce dall’imposizione, ma dalla capacità di sentire profondamente, di ascoltare e di comprendere. Le emozioni, spesso sottovalutate o nascoste, diventano qui uno strumento di straordinaria forza, un motore per scardinare stereotipi e costruire nuove relazioni basate sul rispetto e sulla dignità reciproca.

La cultura della non violenza non può essere raggiunta senza un impegno collettivo, senza la volontà condivisa di immaginare un mondo più giusto. Questo implica non solo denunciare le ingiustizie, ma anche coltivare la capacità di dialogo, comprensione e accettazione della diversità.

“Io sono l’Altr*” ci ricorda che un mondo migliore è possibile solo se siamo disposti a vedere l’altro non come un nemico o un estraneo, ma come una parte di noi stessi. È un invito a cambiare prospettiva, a lasciare spazio all’empatia e a rendere l’accettazione della diversità un valore fondante della nostra società. In questo senso, il progetto non si limita a sensibilizzare, ma semina i germogli di una trasformazione culturale che, come ogni cambiamento, richiede pazienza, impegno e coraggio. Attraverso un percorso che intreccia emozioni, memoria storica e relazioni, dimostra che il rispetto e la non violenza non sono utopie, ma traguardi raggiungibili, a patto di lavorare insieme per costruire un tessuto sociale più equo e solidale. Questo cammino, per quanto complesso, ci ricorda che il primo passo per un cambiamento autentico comincia dentro di noi, nel riconoscere il valore dell’altro come parte essenziale di un’umanità condivisa.

Manuela Acqua

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