Palermo: nasce “Si può fare per il lavoro di Comunità”, nuovo ente di Terzo Settore

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Giorno 30 giugno a Palermo si è costituita l’Associazione “Si può fare Sicilia per il lavoro di comunità E.T.S.” che raggruppa in questa prima fase 45 fra cooperative e associazioni di tutta la Sicilia che si occupano di disabilità a 360°. Presidente è stato eletto il Dott. Tati Sgarlata di Siracusa, neuropsichiatra. Nel consiglio direttivo regionale è stata inserita anche la Dottoressa Vanessa Mancuso della Contea che sarà anche la portavoce provinciale di Enna in seno al Consiglio.
Fanno parte dell’organizzazione le seguenti cooperative ed associazioni di Enna: la cooperative LA CONTEA di Enna della Dottoressa Vanessa Mancuso, l’Associazione ONLUS ELPIS di Enna del presidente Dottoressa Rosa Maria La Martina, la Cooperativa MONTIKA del Dottor Andrea Di Mattia, la cooperativa GOLEM del Dott. Antonino Battiato di Valguarnera, del socio fondatore per le famiglie, nonché anche socio segretario della Elpis di Enna Dott. Vincenzo Bandinu. Nella prossima assemblea, che si terrà ad Enna nel mese di settembre, saranno inserite altre cooperative ed associazioni che ne hanno fatto richiesta.
La società è una libera aggregazione di persone, non ha scopo di lucro e persegue finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale a favore degli associati e di terzi. L’associazione è composta da familiari, rappresentanti di associazioni e cooperative sociali di tipo A e B, rappresentanti di Enti ed organizzazioni del terzo settore, operatori che lavorano nel campo della salute mentale, volontari e cittadini interessati alla promozione della salute mentale. La supervisione di questa nata Associazione è dei Direttori Provinciali dei DSM e dei Dirigenti interessati, per Enna il Dott. Giuseppe Cuccì e la Dott.ssa Giuseppa Rizzo.
“Ci proponiamo – fa sapere il presidente Gaetano Sgarlata – di continuare a fare proposte che già da 7 anni portiamo avanti e nello specifico, dipartimenti di salute mentale che non diventino erogatori di farmaci e filtri per il ricovero nei Servizi psichiatrici di diagnosi e cura ma che siano organizzati per promuovere la salute mentale, prevenire l’insorgere della patologia psichiatrica e curare e riabilitare il soggetto nella comunità nella quale vive. Invece un insieme di scelte politiche che ha visto poco attenta la Comunità tutta sta portando sempre più a dei servizi medicalizzati che, per mancanza di personale come gli psicologi, gli assistenti sociali ed i terapisti della riabilitazione, sono impegnati quotidianamente nel fronteggiare le richieste sempre più numerose con strumenti quasi esclusivamente di tipo medico. Le piante organiche dei dipartimenti di salute mentale sono costruite con delle linee guida dell’assessorato regionale alla sanità che dispongono una percentuale precisa per medici psichiatri e neuropsichiatri infantili e per infermieri, ma che non da percentuali specifiche per le figure professionali sopra ricordate, psicologi, assistenti sociali, terapisti della riabilitazione, per cui il numero di questi professionisti dipende dalla sensibilità dei Direttori Generali che in questi anni non hanno attenzionato questo aspetto; attivare la Consulta delle Associazioni dei familiari e degli utenti prevista dal D.A. del 22/10/2019 che deve affiancare il Coordinamento regionale della salute mentale costituito da tecnici, coordinamento che è stato istituito ma che non viene convocato; emanare le Linee guida per la formulazione e l’implementazione dei progetti terapeutici individualizzati (PTI) di presa in carico comunitaria da sostenere con budget di salute come definito dall’art. 24 della legge regionale n. 17 del 16.10.2019 che dispone che “ogni Azienda sanitaria provinciale è tenuta a destinare almeno lo 0,2 per cento delle somme poste in entrata nel proprio bilancio annuale al finanziamento di PTI”. A tal fine il Coordinamento ha anche presentato all’assessorato regionale alla Sanità una proposta dettagliata; attuare il Piano Socio-Sanitario emanato il 31.07.2017 dall’assessorato della salute e della famiglia che avviava il processo di integrazione socio-sanitaria in salute mentale, dato che è impossibile una riabilitazione che non prenda in considerazione complessivamente i bisogni della persona. Per questo chiediamo che si rafforzi il Servizio “Tutela della fragilità-Area integrazione Socio-Sanitaria regionale” per coordinare tutte le iniziative necessarie per mettere in atto il Piano Socio-Sanitario e l’art. 24 del suddetto collegato all’ultima finanziaria; che si diano linee guida chiare alle Comunità Terapeutiche Assistite (CTA) per favorire la ripresa di tutte le attività riabilitative e la libertà di movimento e di incontro con i familiari per gli utenti ivi ricoverati. E’ durata troppo una reclusione ingiustificata che mette ancora una volta l’utente affetto da patologia psichiatrica in una posizione di discriminazione. Il Coordinamento “Si può fare per il lavoro di Comunità” chiede un incontro urgente con gli Assessori alla Sanità ed alle Politiche Sociali per discutere i tempi di attuazione di queste iniziative che non si possono più rimandare. O si sceglie la strada della vecchia assistenza psichiatrica foriera di drammi e di ingiustizie o si sceglie la strada del coinvolgimento di tutta la Comunità nelle scelte che, come l’esperienza e le linee guida internazionali insegnano, mettono al centro la persona affetta da patologia psichiatrica con tutti i suoi bisogni, diritti e doveri”.

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