Incendi: è ora di fare una riflessione costruttiva

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OK, siamo a luglio, ci sono 30 gradi fissi, tanta umidità e mancano ancora 148 giorni a Natale – così pochi? – ma a chi non piacerebbe immaginare di trovarsi in una bella baita di montagna, d’inverno, fuori freddo e neve, e noi invece al calduccio, seduti sul divano, di fronte al caminetto con la salsiccia e il formaggio a fondere, davanti a un bel fuoco vivace

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Gli assembramenti sono vietati e dunque quest’anno niente falò in spiaggia per il ferragosto, con tanto di stornellata di chitarra a mala pena accordata a suonare “Acqua azzurra, acqua chiara” all’unisono, o simili classici italiani. Ricordi di tempi che furono, per chi li ha vissuti, e per chi li ha solo immaginati.

La fiamma olimpica ha iniziato a bruciare pochi giorni fa, a Tokyo 2020, portata in alto da una statuaria eburnea Paola Egonu, gloria italiana per il mondo intero

Ecco, pensare al fuoco non sempre è un pensiero negativo, se il fuoco ha una sua giusta collocazione, un suo uso corretto e contestualizzato. Può essere simbolo d’amicizia e di rispetto (è proprio il caso delle Olimpiadi col braciere sacro) o fare rima invece con famiglia e calore (come nel caso della baita di montagna e del caminetto).

Ma non fa rima affatto con estate e con afa, non deve farlo più.

Il problema degli incendi d’estate non è più marginale né localizzato, è diventato ormai una piaga causata dalla criminalitàChe sia per iniziativa del singolo individuo, come di una organizzazione malavitosa, costituisce pur sempre un atto di violenza nei confronti dell’uomo, oltre che della stessa natura.

I piromani sono sempre esistiti – potrà obiettare qualcuno – sin dall’antichità. È vero, tanto che questa è purtroppo una patologia psichiatrica che va curata. Ma la sottile regia che c’è sotto questi incendi estivi che corrono veloce come il vento – e anzi, con i favori del vento… ma se solo potesse scegliere lui, il vento… – dalla Sardegna alla Sicilia alla Grecia è tanto accurata, fa bene il suo lavoro. E sta devastando quotidianamente ettari di macchia mediterranea, di bosco incontaminato e sta uccidendo animali e specie vegetali che, se riusciranno a salvarsi, comunque a fatica ritroveranno la loro naturale collocazione. Gli incendi sono incontrollabili per definizione, si diffondono in pochissimo tempo quando si pensa di poter domarli facilmente e mettono anche seriamente in pericolo la vita dell’uomo, lambendo persino le case e i centri abitati. Prova ne è quello di ieri a Enna, che negli spaventosi video fai-da-te ha fatto il giro della rete e delle televisioni.

Sono decenni che a scuola e nei comuni d’Italia promuoviamo progetti ambientali, la cultura del rispetto, l’albero un essere vivente… si parla sempre di educazione al green e poi restiamo spettatori inermi di questo scempio?

È una vergogna per il genere umano, e non è più tollerabile per i danni che l’incendio crea ai biomi deturpandoli e trasfigurandoli del tutto, per i delicati equilibri degli ecosistemi che spezza inesorabilmente, e financo per l’uomo e per le sue precarie attività economiche. Da ultimo questo, e non certo per importanza.

È una piaga, e noi dobbiamo trovare il coraggio di curarla, iniziando con il più grande atto civico in materia: denunciare subito, se vediamo qualcosa.

Giuliana Maria Amata

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