Enna: Polizia Penitenziaria, i sindacati proclamano lo stato di agitazione

Casa circondariale di Enna
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Le organizzazioni sindacali SAPPe, OSAPP, SINAPPe, UIL PA PP, U.S.P.P., FNS CISL, FSA/CNPP, FP CGIL OO.SS. proclamano lo stato di agitazione e l’indizione di una imminente manifestazione di protesta presso la città di Enna per le insopportabili condizioni di lavoro in cui è costretto ad operare il personale di Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale “Luigi Bodenza”.

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Le cause, si legge nel documento inviato alle autorità, “l’importante carenza di personale del comparto sicurezza, mai così importante, oltre che le conseguenti compressioni dei diritti soggettivi e accumulo di stress lavorativo”.

“Diversi sono stati gli eventi critici (aggressioni, colluttazioni, minacce) che si ripercuotono sulle già precarie condizioni lavorative dei poliziotti penitenziari – si legge nel documento – sempre più soli e privi di adeguati strumenti di difesa. Il tutto avviene in un clima di preoccupante immobilismo, poiché la mancanza di idonei e immediati provvedimenti per scoraggiare i detenuti più violenti e facinorosi sta alimentando una diffusa sensazione di impunità tra la popolazione detenuta, sempre più difficile da contrastare. Riteniamo nulla o quasi niente è stato fatto, nonostante l’apprezzabile sforzo della Direzione di Enna, per quanto sta accadendo quotidianamente negli Istituto ennese, per mostrare alla politica assente, sorda ai nostri costanti richiami ed appelli, e ad una Amministrazione penitenziaria silente ed incapace di gestire e risolvere le continue criticità, le pessime condizioni lavorative ed organizzative dell’Istituto penitenziario a causa degli organici sottodimensionati alle reali necessità, gravati da carichi di lavoro che il personale di Polizia Penitenziaria è costretto, da tempo, a sopportare e che affronta quotidianamente con abnegazione al servizio dello Stato”.

“Non è sicuramente ricevibile – prosegue le organizzazioni sindacali – l’approccio di un’Amministrazione che nasconde il disagio del proprio personale, procedendo a fantasiosi calcoli matematici in relazione alla presenza delle persone ristrette nell’Istituto invece di prendere atto che il servizio è programmato con turni di otto/nove ore, con notevole consumo di lavoro straordinario arrivando a sostenere che sulla stima di 200 ristretti si registra l’esubero di una unità, ruolo Agenti/Assistenti maschile. Va da sé che da addetti ai lavori non possiamo fare altro che smentire in modo categorico una previsione organica che non tiene conto della complessità della struttura ed ai posti di servizio. L’aumento dei carichi di lavoro dovuti all’eccessivo affollamento dell’Istituto e alle crescenti esigenze trattamentali non ha trovato corrispondenza con un adeguato aumento della dotazione organica che, viceversa, si assottiglia sempre di più in virtù di un quasi inesistente turn-over. Ciò, inevitabilmente, si è riverberato in un perdurante malessere lavorativo divenuto ormai insostenibile dal Corpo di Polizia Penitenziaria, vittima di un sistema che ormai fa leva solo sul sacrificio e sullo spirito di abnegazione di chi lo rappresenta. Non è infatti ipotizzabile conciliare adeguatamente le esigenze trattamentali con le esigenze di sicurezza senza un investimento in termini di potenziamento numerico delle piante organiche presenti nel penitenziario Regione, ed un adeguamento tecnologico e strutturale dell’Istituto penitenziario per contrastare più efficacemente parte della popolazione detenuta sempre più incline a violare l’ordinato svolgimento delle attività trattamentali. Ormai quasi giornalmente in Istituto, il personale opera già ai livelli minimi di sicurezza durante le ore antimeridiane, e si riduce ai minimi termini nei turni pomeridiani e notturni, con una preoccupante sistematicità che espone i poliziotti penitenziari al concreto pericolo di restare vittima di quegli stessi eventi critici che deve impedire e fronteggiare”.

“Ad oggi, purtroppo – prosegue il documento – duole verificare che, malgrado l’importante impiego di risorse economiche pubbliche, il reparto detentivo dell’ospedale di Enna sia ancora chiuso, e che i piantonamenti di soggetti pericolosi, vengono ancora effettuati nella corsia d’ospedale o addirittura presso il pronto soccorso, con la presenza contestuale di donne, bambini ed in genere di soggetti non identificati, che potrebbero potenzialmente provocare non pochi pregiudizi per l’incolumità del piantonato e del personale penitenziario in servizio di vigilanza, oltre che ovvi pericoli di tentativi di evasione. A tal riguardo, si ritiene opportuno riecheggiare i precedenti e gravi fatti accaduti, in tutto il territorio della Nazione presso gli ospedali, ove in occasione di piantonamenti, effettuati in piena corsia, si sono registrati pericolosi eventi con Agenti feriti e detenuti evasi”.

“Evidenziamo, infine – concludono i sindacati – il considerevole aumento degli eventi critici e delle aggressioni ai danni del personale spesso vittime di detenuti psichiatrici privati da articolazioni adeguate alle patologie da cui sono affetti a seguito della chiusura degli O.P.G. e del fallimento dell’istituzione delle R.E.M.S., poche e non adatte alla ricezione dei detenuti ivi assegnati, i cui oneri lavorativi sono ricaduti sul solo personale di Polizia Penitenziaria e sul risicato personale sanitario dedicato. Queste OO.SS. non solo sono perplesse ed amareggiate da come si sta affrontando la preoccupante situazione da tempo denunciata, ma sono seriamente inquiete perché, di questo passo, ci si troverà nell’impossibilità di gestire adeguatamente l’Istituto, con grave nocumento per la sicurezza della collettività. Ed è per questo che ci si ritrova a considerare che basterebbe rispettare gli accordi pattizi riguardo l’articolazione dei turni di servizio sui 4 quadranti orari per risolvere gran parte dei problemi del personale ormai da troppo tempo stremato dai continui sacrifici, invece di doversi accollare irricevibili calcoli matematici per non certificare l’oggettiva carenza dell’Istituto. Non è più accettabile che i pochi colleghi ricoprano, con una preoccupante sistematicità, più posti di servizi con carichi di lavoro sempre più insostenibili, esponendosi a procedimenti disciplinari di difficile soluzione”.

Queste in sintesi le motivazioni della protesta in favore del personale di Polizia Penitenziaria della casa circondariale di Enna: “Non ha garanzie per fruire di un piano ferie alla pari delle altre FF.OO.; non ha diritto alle condizioni di benessere perché espleta servizio in postazioni fatiscenti e non conformi alla normativa vigente; non ha condizioni di benessere perché viene obbligato a fruire di una mensa di servizio priva di derrate alimentari, senza l’opportunità di ricorrere, e a proprie spese, al bar/spaccio interno, anche per staccare qualche minuto dalla costante pressione per gli interminabili turni di servizio, a differenza di altre realtà della Regione; non ha condizioni di benessere e sicurezza per la mancata apertura del reparto ospedaliero detentivo, ove ancora oggi sono costretti a permanere nelle corsie dell’ospedale armati tra le persone sofferenti; non ha condizioni di benessere e sicurezza per la mancata realizzazione di un reparto ‘camere di sicurezza’ presso il Tribunale di Enna”.

Le organizzazioni sindacali reclamano “condizioni di servizio accettabili, dichiarano lo stato di agitazione, e chiedono alla SS.LL. un’immediata e cortese verifica se la dotazione organica in quel di Enna sia aderente alle reali necessità istituzionali e del personale quivi di servizio. Si precisa, infine, che durante gli incontri che si sono tenuti per la ripartizione degli organici del personale di Polizia Penitenziaria, in ossequio del D.M. 2 ottobre 2017, dopo aspre opposizioni da parte delle compagini sindacali maggiormente rappresentative in sede di convocazione del 20.11.2017, è stato approvato il decreto del Capo del Dipartimento datato 29.11.2017, da cui si ricava la dotazione organica dei Reparti del Corpo di Polizia Penitenziaria degli Istituti penitenziari della regione Sicilia”.

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