Lo scorso 12 dicembre, il Teatro Neglia di Enna ha ospitato una serata di grande intensità emotiva, in occasione del 30° anniversario della tragica morte di Luigi Bodenza, assistente capo di polizia penitenziaria, vittima della mafia. L’evento è stato organizzato dalla Casa Circondariale di Enna, già intitolata a Bodenza in segno di omaggio alla sua dedizione al lavoro e al suo sacrificio.
La serata ha rappresentato un momento di riflessione e ricordo per mantenere viva la memoria di un uomo che ha dato la vita per il suo dovere. L’iniziativa è stata fortemente voluta dalla direttrice del carcere, Gabriella Di Franco, che ha contribuito personalmente a rendere questo evento un tributo significativo alla figura di Luigi Bodenza.
Luigi Bodenza, originario di Enna, era un uomo che incarnava il senso del dovere e della giustizia. Si è distinto per la sua serietà e impegno nel lavoro. La notte tra il 24 e il 25 marzo 1994, Bodenza fu barbaramente ucciso in un agguato mafioso, una delle tante vittime innocenti di una guerra che, purtroppo, non risparmiava chi cercava di fare il proprio dovere con onestà e dedizione. La sua morte, che scosse profondamente la comunità locale e non solo, è stata un tragico promemoria del coraggio e dei sacrifici quotidiani che le forze dell’ordine affrontano nella lotta contro la criminalità organizzata.
La serata è iniziata con un intenso momento di ricordo e riflessione sulla figura di Luigi Bodenza. Attraverso immagini, musiche evocative e la commovente presenza dei suoi familiari, in particolare del fratello, che con voce rotta dall’emozione ha raccontato chi fosse davvero Luigi, è emerso il ritratto di un uomo incrollabile nei suoi principi di onestà e dedizione al lavoro. Il fratello ha condiviso ricordi personali, descrivendo Luigi non solo come un professionista esemplare, ma anche come una persona di straordinario spessore umano. È stato così tracciato il percorso della sua vita e della sua carriera, segnata da un impegno costante e da un sacrificio quotidiano nel garantire la sicurezza all’interno del carcere.
Per l’occasione, la Casa Circondariale di Enna ha messo in scena lo spettacolo teatrale “Sogni Appesi”, una rivisitazione liberamente tratta dai Malavoglia di Giovanni Verga. L’opera è stata realizzata dalla compagnia “Teatro Allegria 2.0”, composta dai detenuti della Casa Circondariale e dai volontari della Young Caritas di Piazza Armerina. La compagnia ha dato vita a uno spettacolo che ha toccato il cuore del pubblico, mostrando il talento e la profondità degli attori coinvolti.
Il teatro è diventato palcoscenico di riscatto e riflessione. I detenuti hanno interpretato i personaggi con una carica emotiva straordinaria, esprimendo attraverso la recitazione non solo le parole del copione, ma anche le proprie storie personali, i propri sogni, le proprie sofferenze e speranze. Ognuno degli attori ha avuto l’opportunità di declamare un sogno scritto da loro, in cui sono emerse tematiche universali come l’amore, la famiglia, i figli, le scelte difficili, le difficoltà e gli errori. Eppure, nonostante le ombre che caratterizzano molte di queste storie, c’era sempre un filo di speranza, un segno di redenzione e di desiderio di cambiamento.
La serata è stata magistralmente condotta da Salvo La Rosa, che ha saputo mantenere il giusto equilibrio tra il ricordo di Luigi Bodenza e l’emozionante rappresentazione teatrale. La sua presenza ha contribuito a conferire un tono di solennità e di rispetto a un evento che non è stato solo una commemorazione, ma anche una riflessione sulla possibilità di riscatto e di cambiamento che il teatro può offrire, in particolare a chi si trova in situazioni di difficoltà.
Il titolo “Sogni Appesi” è stato particolarmente significativo. Come i sogni che ogni attore ha scritto, spesso sospesi tra speranza e realtà, anche la vita stessa di ognuno di noi può sembrare incerta e fragile, ma è proprio in questi momenti di incertezza che emerge la forza di rialzarsi, di cercare una nuova opportunità, di non arrendersi. Lo spettacolo ha trasmesso questo messaggio in modo potente, facendo emergere la bellezza del teatro come strumento di trasformazione e di crescita personale.
In un contesto difficile come quello del carcere, il teatro rappresenta un’occasione unica per esprimere emozioni, riflettere sulle proprie esperienze e confrontarsi con gli altri. L’impegno dei detenuti, insieme al sostegno dei volontari, ha reso “Sogni Appesi” un’importante occasione di riflessione su temi di grande rilevanza sociale, lasciando un segno profondo nell’animo di tutti coloro che hanno partecipato, e ha confermato ancora una volta quanto sia potente l’arte in tutte le sue forme che, come nel teatro, riesce a creare legami, risvegliare emozioni e a trasformare il dolore in speranza.
Manuela Acqua