“Leggiamo sui giornali dell’ennesimo caso a Enna di persone costrette per ore a sostare su una sedia in attesa di essere visitati, con il pronto soccorso intasato e un solo medico in servizio. E’ ovvio che il lavoro dei medici e di tutto il personale sanitario e parasanitario è encomiabile e, vogliamo ricordare, che durante il covid sono stati anche definiti eroi. A loro va il merito che, nonostante le difficoltà, continuano a lavorare incessantemente cercando di colmare vuoti che non dipendono certo dalla loro volontà”. Così la segretaria della Cisl Agrigento Caltanissetta Enna, Carmela Petralia, assieme ai segretari della Funzione Pubblica Salvatore Parello e Maurizio Sturnio, e ai segretari della Cisl Medici, Nino Porto e Roberto Grimaldi, commentano le notizie di qualche giorno fa sul pronto soccorso di Enna.
“E’ chiaro che il dato di sovraffollamento dei pronti soccorso, soprattutto nelle aree interne della Sicilia, non fa altro che mettere in luce un fatto significativo. I pronto soccorso dovrebbero assorbire prevalentemente la domanda di emergenza urgenza. I dati ci indicano chiaramente che c’è qualcosa che non funziona nel sistema di accesso e che riguarda appunto la presa in carico dei bisogni non urgenti. Ovvero va potenziata la medicina territoriale. In un territorio delle aree interne come quello ennese, ma lo stesso si può dire di Caltanissetta ed Agrigento, dove la densità demografica è perlopiù di popolazione anziana e le distanze per raggiungere i presidi ospedalieri sono piuttosto considerevoli, con strade molto spesso fatiscenti, diventa sempre più indispensabile rinnovare le modalità di erogazione dei servizi sanitari in un’ottica di prossimità” dichiarano Petralia, Parello, Sturnio, Porto e Grimaldi.
“A questo scopo dovranno servire – ricordano dalla Cisl Agrigento Caltanissetta Enna – le risorse del PNRR, in particolare della missione 6 che prevede ‘Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale’, ai quali si uniranno altri investimenti provenienti dal Piano Nazionale degli investimenti complementari, il tutto finalizzato alla realizzazione del nuovo assetto organizzativo della medicina territoriale. Siamo consapevoli che una migliore organizzazione del percorso di cura può ridurre il tempo trascorso in ospedale e gli spostamenti e i costi associati, promuovendo la qualità della vita. E, allo stesso tempo, alleggerisce il carico per il sistema sanitario, ottimizzando le risorse economiche e umane”.
“A tal proposito chiederemo, da subito, un incontro con i neo direttori generali delle Asp dei tre territori affinchè si faccia un quadro della situazione in essere e delle modalità con cui si sta procedendo nel mettere a terra le risorse. Il dato rilevante è, infatti, che le strutture previste dal PNRR, come le case o gli ospedali di comunità, dovranno poi essere riempiti di figure professionali e sanitarie, le stesse di cui ogni giorno registriamo la carenza nei posti di lavoro. L’occasione servirà anche per sollecitare i neo direttori generali riguardo la recente disposizione del decreto legge n. 73/2024 che prevede, a decorrere dal 2024 e fino all’approvazione di appositi decreti che formulino il nuovo limite di spesa del personale, che i valori della spesa per il personale autorizzati per il 2023 siano incrementati annualmente del 10% dell’incremento del Fondo sanitario regionale rispetto all’esercizio precedente e, su richiesta della Regione, di un ulteriore importo sino al 5% del predetto incremento, per un importo complessivo fino al 15%. Chiaramente questo dato è importante – proseguono i segretari Cisl – perché nei nostri territori di Agrigento Caltanissetta ed Enna permetterebbe di rimpinguare il personale sanitario che andrebbe a riempire le strutture previste dal PNRR: COC, Case e Ospedali di Comunità e quindi essere un deterrente importante per evitare che i giovani professionalizzati emigrino per cercare migliore qualità della vita ed economica altrove. Inoltre, la piena applicazione del DM 77/2022 presuppone non solo la valorizzazione degli elementi innovativi tipo case di comunità, ospedali di comunità in un’ottica di cure di prossimità e una presa in carico globale dei bisogni sociosanitari del cittadino, soprattutto al fine di decongestionare i pronti soccorso del nostro territorio. Ma queste innovazioni hanno bisogno di riempirsi di contenuti e risorse. Cosi come si sta procedendo alle altre stabilizzazioni, sollecitiamo parimenti la stabilizzazione del personale ex usca in una progettualità di deospedalizzazione e di cure di prossimità”.
“E’ urgente, dunque, che si prenda coscienza del fenomeno – concludono – e si cominci a lavorare affinchè queste criticità vengano superate, attraverso una programmazione seria, partendo da una mappatura dei fabbisogni territoriali e di concerto con le organizzazioni sindacali valutando anche a priori le scelte del management, allo scopo di orientare le decisioni, anche le più lodevoli, come nel caso di richiamare i medici in pensione, laddove però c’è una reale necessità ed emergenza. Non è possibile lasciare il peso di un tema cosi importante sulle spalle dei tanti lavoratori e lavoratrici che ogni giorno con senso di abnegazione si spendono per la salute di tutti i cittadini”.