“Sconsiglio vivamente a chi avesse subito abusi di rivolgersi al servizio diocesano specie a quello di Piazza Armerina, considerato il fatto che il vescovo è già a conoscenza di altri abusi, come è emerso nel processo, e non ha fatto proprio niente. Non si possono attendere le sentenze dello stato italiano per prendere provvedimenti”. Ribatte così Antonio Messina, l’archeologo che ha denunciato il sacerdote Giuseppe Rugolo, in risposta al comunicato della Diocesi di Piazza Armerina.
“Ma quale vicinanza – prosegue Messina – ha mostrato questo vescovo nei miei confronti? Anzi hanno adottato una linea difensiva che in aula ha sempre provato a denigrarmi e non ha mai chiesto scusa per tutto quello che abbiamo sentito anche nelle intercettazioni dove è chiaro che ha un pregiudizio nei miei riguardi. Se davvero mostra vicinanza alle vittime che venga a dire la verità nel processo che deve affrontare per falsa testimonianza. Voglio a questo punto rendere noto che ho incontrato il servizio tutela minori della conferenza episcopale siciliana con i referenti della varie diocesi, peccato che mancava proprio la diocesi di Piazza Armerina. E sul procedimento canonico ho seri dubbi che ci sia l’azione diretta del vescovo Gisana perché proprio lui non ha mai attuato nessuna forma di contrasto alle condotte abusanti di Rugolo mentre io a marzo ho mandato i documenti ai tre dicasteri compreso quello della dottrina della fede corredata da tutti gli atti del processo, al fine di chiedere un provvedimento nei confronti di Rugolo e del vescovo Gisana”.
Sulla vicenda interviene anche l’avvocato di Messina, Eleanna Parasiliti Molica: “La diocesi non è stata scagionata in quanto non è stata oggetto del processo penale. Al suo posto era stata citata la curia che la corte di appello ha ritenuto non legittimata in quanto organo amministrativo. La diocesi, dunque, potrà essere chiamata a rispondere in sede civile. La sentenza di appello non intacca il giudizio severo espresso dai giudici di primo grado sull’operato del vescovo Gisana che nel corso della sua testimonianza non ha esitato a chiamare il sacerdote il nostro Rugolo”.