Crisi idrica e agricoltura, Cisl Ag Cl En: “Oltre l’indignazione serve responsabilità”

Giovanni Giarrizzo e Carmela Petralia
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“Il quadro della situazione idrica è arrivato a livelli allarmanti, che non si erano mai registrati nelle aree interne del Centro Sicilia. La situazione sta diventando davvero complicata e temiamo possa sfociare in una vera bomba sociale. Agricoltori in ginocchio, allevatori costretti ad abbattere il bestiame, aziende in serie difficoltà, lavoratori e lavoratrici che rischiano di perdere l’occupazione, cittadini che non sanno più cosa fare, e che esasperati e in modo spontaneo promuovono manifestazioni per denunciare il forte disagio che vivono ogni giorno, costretti in alcune zone a ricevere l’acqua dopo mesi”. Lo denuncia la Cisl di Agrigento, Caltanissetta ed Enna.

“Chi sta pagando il prezzo più alto è il comparto agricolo – dichiara il segretario generale della Fai Cisl Agrigento Caltanissetta Enna, Giovanni Giarrizzo – ed è un dato abbastanza pesante se si considera che le nostre province vivono in maniera prevalente di lavoro agricolo. Infatti, come si sa la disponibilità d’acqua facilita e favorisce gli investimenti in campo agricolo, che a loro volta si trasformano in domanda di lavoro per il settore. Questa grave e inarrestabile crisi idrica danneggia l’occupazione e va ad aggravare ancora di più la desertificazione delle aree interne dove insistono molte aziende a vocazione agricola che sono in serie difficoltà con il timore che presto saranno costrette a prendere delle decisioni drastiche a danno dei lavoratori. Bisogna investire sul riuso delle acque reflue in campo agricolo, già alcuni esempi positivi ci sono sui nostri territori, come il caso dell’avvio del ragionamemto tra comune di Gela, Eni e Regione Sicilia”.

“Ci fa piacere che oggi quando vengono intervistati le istituzioni, gli enti preposti e i rappresentanti politici si indignano e sono preoccupati della grave situazione, gli stessi soggetti che nel tempo avrebbero dovuto intervenire ed essere responsabili di saper programmare in tempo gli investimenti adeguati, anche perché i fondi per farlo ci sono e ci sono stati – dichiara la segretaria generale della Cisl Agrigento Caltanissetta Enna, Carmela Petralia -. Ricordo che la legge Galli definiva alcuni principi importanti, ‘solidarietà, efficienza, efficacia, imprenditorialità’, ma sono passati 30 anni dall’approvazione e solo un lungo silenzio da parte della politica che non ha portato avanti nessuna di queste cose. Quindi trincerarsi dietro la siccità e la mancanza di precipitazioni appare alquanto riduttivo. Piuttosto, si dovrebbe ammettere con onestà intellettuale che in questi anni si è fallito su tutti i fronti e si dovrebbe cercare di recuperare il tempo perduto mettendo in campo tutte le azioni possibili per evitare che nei prossimi mesi si ripresenti la stessa situazione”.

“Le dighe sono quasi completamente svuotate – prosegue la Cisl – ma anche se l’acqua ci fosse oltre un terzo della capienza delle dighe presenti nel nostro territorio sarebbe inutilizzabile: più del 30% del volume complessivo degli invasi si perde infatti a causa dell’interrimento, cioè dell’accumulo di detriti sul fondale che in questi anni nessuno ha mai provveduto a eliminare. E’ chiaro che oggi, nonostante la Cabina di regia istituita a livello regionale, gli incontri in Prefettura con tutti i soggetti istituzionali, non ci sembra scorgere la luce in fondo al tunnel. Serve una gestione industriale del servizio anche perché le risorse europee ci sono, bisogna utilizzarle attraverso un piano organico degli investimenti. Nel nostro territorio Ag Cl En ci sono importanti perdite nella rete, che abbiamo più volte denunciato, e anche se in questi anni si è intervenuto per colmare questo gap riteniamo che serve fare di più. Inoltre, il nostro territorio continua ad essere sotto infrazione da parte dell’Unione Europea per la mancata depurazione delle acque. Serve una manutenzione degli invasi per un utilizzo delle risorse idriche sia per l’agricoltura che uso civile così come sugli impianti di dissalazione. Abbiamo due dissalatori nei nostri territori, Gela e Porto Empedocle non in funzione da 14 anni. Oggi si corre ai ripari e si parla di rimetterli in funzione, anche grazie alle risorse stanziate dal Governo, ma come al solito arriviamo tardi. Si parla di ripristino, sempre che dopo 14 anni si possa ripararli, ma come mai non si è previsto in tutti questi anni lo stato di conservazione delle apparecchiature? L’acqua è una risorsa importante sia per i cittadini, per l’agricoltura e per i cicli industriali. Serve una maggiore informazione e coinvolgimento dei cittadini rispetto a un impiego responsabile. Così come crediamo che bisogna uscire dalla logica emergenziale e saper governare anche i cambiamenti climatici in maniera strutturale attraverso un’azione concertata tra sindacati, istituzioni ed imprese, con il coinvolgimento necessario dei Presidenti delle Ati, per garantire infrastrutture adeguate, progetti condivisi e investimenti in capitale umano e in nuove tecnologie”.

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